Comico


Un bel mattino Onni Rellonen, piccolo imprenditore in crisi, e il colonnello Hermanni Kemppainen, vedovo inconsolabile, decidono di suicidarsi. Il caso vuole che i due uomini scelgano lo stesso granaio per mettere fine ai loro giorni. Importunati dall'incontro fortuito, rinunciano al comune proposito e si mettono a parlare dei motivi che li hanno spinti alla tragica decisione. Pensano allora di fondare un'associazione dove gli aspiranti suicidi potranno conoscersi e discutere dei loro problemi. Pubblicano un annuncio sul giornale. Il successo non si fa attendere, le adesioni sono più di seicento. Dopo un incontro al ristorante, decidono di noleggiare un autobus e di partire insieme. Inizia così un folle viaggio attraverso la Finlandia...
Il titolo può indurre in errore. Nel romanzo di Tristram Shandy si parla poco. Bisogna arrivare fino alla metà del libro per vederlo nascere e alla fine è ancora solo un bambino. Si parla invece molto del padre Walter, un bizzarro personaggio ossessionato dal tempo e dalle tradizioni, un po' meno della madre, dolce, gentile e un po' ottusa, molto dello zio Toby, ex ufficiale dell'esercito, del valletto Trim, progettista di fortezze ideali, della vedova Waldman, che ama Toby e studia tutti gli stratagemmi per farsi riamare, del parroco Yorick, sincero, nemico della gravità, scherzoso ma inesperto della vita che a causa di ciò si fa molti nemici.
Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitargli intorno, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, si trova un minuscolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive da credere ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione. Quel pianeta sta per essere distrutto, per lasciare il posto a una gigantesca circonvallazione iperspaziale... Nata da una fortunata serie radiofonica trasmessa dalla BBC, la pentalogia di Adams con le irriverenti e surreali avventure di Arthur Dent e Ford Prefect, viaggiatori delle galassie, è un fenomeno di culto per molti lettori che qui possono trovare riuniti in un unico volume tutti i cinque romanzi.
Piero Marchese, nobile solo nel cognome e nelle intenzioni, è un precario a tempo indeterminato. Ha una moglie molto pragmatica, Betta, e una figlia con un nome che dice tutto: Maria Attila. Anche se ha sempre avuto la testa a posto (o forse proprio per questo motivo), il Piero si sveglia ogni giorno con la sensazione che per essere felice gli manchi qualcosa: un lavoro migliore, una mentalità più aperta, una vita sociale sfavillante… Desideri e miraggi che lo portano a rovinarsi l’oggi inseguendo un domani che, in realtà, non gli piace nemmeno. Nelle disavventure di questo Marcovaldo contemporaneo, illustrate dall’autore teatrale Marco Paolini, Simone Tempia scava alla radice delle nostre insoddisfazioni e ci racconta la commedia degli errori che chiamiamo vita.
Che ci capiti o no di volerli vedere, i matti sono tra noi. Per strada, alle Poste, ai matrimoni: hanno solo cambiato i connotati. Sono moltissimi e forse più pericolosi di quelli di una volta rinchiusi in manicomio. I matti della porta accanto sono un movimento sempre più evidente e distruttivo. Quelli malati di socialità sono a briglia sciolta all'apericena o in fila dal nutrizionista. La loro versione 2.0 è composta per la maggior parte da persone dichiarate normali, pregevoli, da conoscere, imitare o invitare alle feste. Ma la cosa che più ghiaccia il sangue è la loro evoluzione. I matti odierni non solo si sono inseriti nel tessuto sociale come se niente fosse, ma sono riusciti a piazzarsi ai piani alti dei grattacieli o dei governi. Oppure sono in vestaglia ad annaffiare i cespugli di bosso nel nostro pianerottolo, ogni mattina alla stessa ora, sono in fila con noi al supermercato, pronti a linciarci se chiediamo di passare avanti perché abbiamo solo il detersivo da pagare. O, ancora, sono nel nostro letto da vent'anni. I nuovi pazzi sono i nostri sindaci, i nostri tabaccai, nostra moglie, nostro marito, il nostro amministratore delegato, l'amica di nostra figlia o semplicemente il tipo che ci siede accanto in treno. Ci attirano nella loro inquietante rete appiccicosa facendoci accettare tutto il marcio e malato come vero, assodato, chic o quantomeno normale.
Il saggio Moni Ovadia tiene una lezione sull'ebraismo a Dario Vergassola e lui, da buon ligure, risponde e interpreta. Scopre di essere, per affinità, molto più vicino agli ebrei di quanto credesse in precedenza. Il cinismo caustico di Vergassola si lega allo humour tutto yiddish di Ovadia producendo uno scambio dal ritmo serrato in cui si demoliscono luoghi comuni con un'ironia disarmante. Così i due autori affrontano questo viaggio che, da dentro le pieghe dell'umorismo, arriva a parlare di attualità e antisemitismo, di intolleranza, razzismo, Olocausto, del bisogno di confini e del loro superamento: nato su un palcoscenico in occasione dell'omonimo spettacolo teatrale, questo libro racconta di come l'incontro fra due mondi diversi, quello della filosofia di Moni Ovadia e della comicità di Vergassola, possa dare vita a una riflessione pungente, necessaria, fondamentale e su come, nella società in cui viviamo, alla disperata ricerca di differenze si possa rispondere, magari ridendo, con una carrellata di cose che abbiamo in comune.
«E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell'aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull'aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato». "Una cosa divertente che non farò mai più" è il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace. Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper's, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi - iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni - è ormai diventato un classico dell'umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull'opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, quattro sconosciuti si incontrano per caso: non hanno nulla in comune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin per la sua reputazione distrutta; Maureen per una vita impossibile passata accanto a un figlio disabile; Jess - la sboccatissima Jess - per una delusione amorosa; JJ per il suo fallimento professionale e personale. Ma l'incontro in quell'ultimo istante è destinato a cambiare la loro vita: dopo una discussione accesa e stralunata, i quattro aspiranti suicidi scendono dal tetto, ma per le scale, uniti da una complicità nuova e imprevedibile. Nick Hornby ci consegna un romanzo paradossale eppure straordinariamente credibile, divertente anche quando commuove, dove spiccano personaggi che brillano di quella magia del vero tanto presente nella sua narrativa.