Avventura


Phileas Fogg è un gentiluomo londinese, persona elegante, estremamente precisa e abitudinaria. Un giorno viene coinvolto in una scommessa lanciata da alcuni membri del Reform Club, club per gentiluomini da lui frequentato, che discutono sulla possibilità di effettuare un viaggio attorno al mondo in soli ottanta giorni. Fogg accetta la scommessa, la cui posta in palio è di 20.000 £, e parte immediatamente, accompagnato dal suo maggiordomo Passepartout, appena assunto al suo servizio. Durante il viaggio, ricco di sorprese e di contrattempi, i due utilizzeranno i più svariati mezzi di trasporto (treni, piroscafi, mongolfiere, piroghe ed elefanti) e si troveranno coinvolti in movimentate avventure, quali il salvataggio della principessa indiana Aouda, che seguirà Fogg fino a Londra e diventerà sua moglie.
4 novembre 1922: nella Valle dei Re, viene scoperta la tomba di Tutankhamon. La febbre dell’antico Egitto infiamma il mondo intero. L’egittologo Howard Carter e il suo finanziatore, il conte di Carnarvon, si trovano d’improvviso al centro dell’attenzione e, accanto alla curiosità di scoprire i segreti di una civiltà così lontana e misteriosa, si scatenano ben presto invidie, voci malevole e leggende di maledizioni. In Europa, intanto, nonostante il primo conflitto mondiale sia da poco terminato, sembra si corra incontro a una nuova, terribile guerra. A ravvivare le braci è, in particolare, il crescente antisemitismo, alimentato anche dal servizio segreto zarista, l’Ochrana, che fa redigere un falso documento – i Protocolli dei Savi anziani di Sion – per gettare di­scredito sulla finanza ebraica. Ma quando le manovre occulte di queste forze eversive sembrano a un punto morto, la scoperta del sepolcro del faraone bambino giunge come una provvidenziale soluzione. Non soltanto per via dei favolosi tesori che contiene, ma anche per i papiri perduti, quei papiri che – a detta dei responsabili della spedizione archeologica, Carnarvon e Carter – «sarebbero stati in grado di stravolgere i fondamenti delle religioni». 1341 a.C.: Nasce Tutankhamon, figlio di Akhenaton, il faraone eretico. Crescere a corte per il piccolo erede al trono è un continuo districarsi tra insidie e congiure, ma il peggio accade quando suo padre è costretto a scomparire. Nei pochi anni che gli restano, Tut custodirà gelosamente i papiri segreti che narrano il vero destino del faraone Akhenaton e del fratellastro, l’ebreo Mosè. Una verità preziosa, ma scomoda per il giovanissimo sovrano, suo malgrado al centro di spietate manovre e cospirazioni.
Dove sta la magia? Nella forza del plot? Nella qualità possente dello scenario storico che è in grado di evocare? Nella suspense? Forse, più di tutto, nella gioia del raccontare. Questo capolavoro dell'intrigo cattura a ogni pagina il lettore, lo spiazza, lo depista, lo inganna e lo rende complice, per poi coinvolgerlo in uno strabiliante "effetto meraviglia". A partire dal titolo: non solo I tre moschettieri sono quattro, ma - come ha osservato Umberto Eco il romanzo è palesemente "la storia del quarto", di d'Artagnan, che è l'assoluto protagonista non solo di questo libro, ma degli altri due che seguiranno: Vent'anni dopo e Il visconte di Bragelonne. "Immaginatevi un Don Chisciotte a diciott'anni": è questo il primo impatto del lettore con d'Artagnan, e attorno a questo virtuoso della spada, a questo campione di lealtà, di dedizione assoluta alla regina, si dipanerà la storia dei tre romanzi, la storia di una vita. L'altra figura decisiva, antagonistica, è Milady, quintessenza dell'inganno, maschera erotica della perfidia e del tradimento, di cui porta il segno indelebile inciso nelle carni.
Tutto ha inizio con l’inspiegabile scoperta da parte del protagonista, Ulises Vidal –sub professionista e giramondo-, di una campana sepolta nella barriera corallina nei pressi dell’isola di Utila, davanti alle coste dell’Honduras. Con l’aiuto del suo amico, il professore di storia medievale Eduardo Castillo, scoprirà che l’origine della campana è impossibile... a meno che tutti i libri di storia non siano sbagliati. Determinati a risolvere il mistero, i due si lanciano in una ricerca sfrenata –alla quale si unirà l’archeologa Cassandra Brooks –tra Spagna, America Centrale e Africa, rischiando la vita e sbrogliando un enigma dopo l’altro, fino a quando non realizzeranno la scoperta più sconvolgente della loro vita, una verità che era rimasta sepolta per quasi sette secoli nelle viscere della foresta messicana: Qualcuno aveva raggiunto le coste americane molto prima di Cristoforo Colombo... e lì aveva nascosto un terribile segreto.
Ismaele è un giovane che vuole abbandonare la sua realtà per intraprendere un viaggio per mare su una baleniera; prima di salpare per Nantucket, incontra Quiqueg, un selvaggio ramponiere che diventa presto suo amico. I due decidono di imbarcarsi insieme e dopo aver consultato il Dio di Quiqueg, Ismaele i reca a scegliere la barca, optando per il Pequod. Dopo qualche giorno la nave salpa. Intrapreso il viaggio Ismaele fa conoscenza con molti dei membri dell’equipaggio, ma solo più tardi con il capitano Achab, mutilato di una gamba. Achab fa immediatamente comprendere all’equipaggio che sarà una spedizione unica, diversa da tutte le altre, mirata alla vendetta contro Moby Dick, la grande balena bianca che gli aveva divorato la gamba. Achab non esce allo scoperto finché non avviene il primo avvistamento, portando con sé su una lancia il suo equipaggio privato: durante il primo attacco la lancia di Ismaele si ruota attaccata da una balena, ma il Pequod scampa al naufragio.
Noi sappiamo: non soccomberà sotto l'aggressione delle magnifiche, impersonali ondate; non perirà nell'isola, preda di belve e selvaggi; conosciamo il mistero dell'orma nella sabbia; eppure sempre la storia smuove in noi intatte emozioni. Dunque sono, questi, terrori, tremori, speranze, ringraziamenti più fondi di quel che può suggerire l'identificazione passionale col personaggio; la solitudine di Robinson mima una storia più grave ed oscura che, a nostra protezione, resta in noi per solito inarticolata. Il Robinson è un mito: e ci domina non dilettandoci con una mera narrazione di eventi, ma guidandoci a taluni nodi di privilegiato sgomento e rivelazione
Una nave, difatti, l’Abraham Lincoln, viene incaricata di catturare un misterioso mostro marino. Nell’equipaggio spiccano il naturalista, professore Aronnax, il servo Conseil e il fiocinatore Ned Land. Travolti da un’ondata, i tre vengono raccolti proprio dal “mostro marino”, il Nautilus, guidato dal misterioso capitano Nemo, un uomo che rifugge il consesso civile, si schiera talvolta a sostegno degli oppressi e peraltro si sente un perseguitato. Insieme al capitano Nemo, avranno modo di percorrere in lungo e in largo gli oceani, alla riscoperta delle rovine dell’Atlantide perduta e lottando contro piovre gigantesche, fino al sorprendente finale.
Zanna Bianca, il protagonista del romanzo, è l'unico di quattro cuccioli che riesce a sopravvivere in una grotta dello Yukon, sopra un torrente, lontano da ovunque. Dentro la tana inaccessibile, il piccolo lupo viene al mondo generato da colei che viene semplicemente presentata come 'la lupa' e la prima parte del libro lascia in questa sospensione il lettore per condurlo sulla pista dei valori 'primordiali', senza nomi e cognomi. È come se London volesse sfruttare un archetipo e i suoi simboli; solo in seguito scopriamo che 'la lupa' è Kiche, figlia di un lupo e di un cane, una femmina agguerrita e astuta, già di proprietà del capotribù Castoro Grigio. [...] Zanna Bianca nasce nel Wild e nasce lupo con dentro il codice genetico del cane: quest'altro archetipo alla fine prevarrà dopo una lunga storia formativa fatta di durezza e amore, rinuncia e crudeltà. Anche il padre di Zanna Bianca è un archetipo, ma il vecchio lupo grigio Occhio Solo, sopravvissuto a mille battaglie e alla furia della natura selvaggia, diventa il simbolo della vita che sopravvive a se stessa, del Wild che scorre dalle generazioni che lo hanno preceduto a quelle future.